Sabato 10 - Domenica 11 - Lunedì 12
Midnight in Paris di Woody Allen. Con Owen Wilson, Rachel McAdams, Michael Sheen, Nina Arianda, Kurt Fuller Commedia, durata 94 min. - USA, Spagna 2011
Owen Wilson e Rachel McAdams in una scena del film
Un raffinato viaggio nel tempo per un film colmo di
speranza Gil (sceneggiatore hollywoodiano con aspirazioni da scrittore) e la sua futura
sposa Inez sono in vacanza a Parigi con i piuttosto invadenti genitori di lei.
Gil è già stato nella Ville Lumiêre e ne è da sempre affascinato. Lo sarà ancor
di più quando una sera, a mezzanotte, si troverà catapultato nella Parigi degli
Anni Venti con tutto il suo fervore culturale. Farà in modo di prolungare il
piacere degli incontri con Hemingway, Scott Fitzgerald, Picasso e tutto il
milieu culturale del tempo cercando di fare in modo che il ‘miracolo' si ripeta
ogni notte. Suscitando così i dubbi del futuro suocero. Woody Allen ama
Parigi sin dai tempi di Hello Pussycat e ce lo aveva ricordato anche
con Tutti dicono I
Love You. Nella sequenza di apertura fa alla città una dichiarazione
d'amore visiva che ricorda l-ouverture di Manhattan
senza parole. Ma anche qui c'è uno sceneggiatore/aspirante scrittore in agguato
pronto a riempire lo schermo con il suo male di vivere ben celato dietro lo
sguardo a tratti vitreo di Owen Wilson. Solo Woody poteva farci ‘sentire' in
modo quasi tangibile la profonda verità di un ‘classico' francese che nella
parata di personalità che il film ci presenta non compare: Antoine de Saint
Exupery. Il quale ne “Il piccolo principe” fa dire al casellante che nessuno è
felice per dove si trova. Il personaggio letterario verbalizzava il bisogno di
cercare sempre nuovi luoghi in cui ricominciare a vivere. Il Gil alleniano vuole
sfuggire dalla banalità dei nostri giorni ma trova dinanzi a sé altre persone
che esistono in epoche che ai posteri sembreranno fulgide d'arte e di creazione
di senso ma non altrettanto a chi le vive come presente. Se il Roy di L'uomo dei tuoi
sogni era solamente uno scrittore avido di successo Gil è affamato di
quella cultura europea di cui da buon americano si sente privo. Ma ha lo sguardo
costantemente rivolto all'indietro. Forse, sembra dirci Woody, ha ragione ma è
comunque indispensabile uno sforzo costante per cercare nel presente le ragioni
del vivere e del creare. A Gil Allen concede quella speranza che invece negava
perentoriamente (e con ragione) a Roy. Ricordandoci (ancora una volta e con
delle evidenti analogie con La rosa
purpurea del Cairo) che nulla può consentirci di sfuggire a noi stessi
e al nostro tempo e che forse (nonostante tutto) è bene così. (Giancarlo Zappoli - MYmovies)
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