MARTEDì 18 DICEMBRE 2012
Teatro dell’Argine in collaborazione con
Castel dei Mondi Festival di Andria, Lunatica Festival, Provincia di Massa
Carrara I CAVALIERI – ARISTOFANE CABARET PREMIO SPECIALE
UBU 2011
di
Mario Perrotta dai
testi di Aristofane regia di Mario Perrotta Con
Mario Perrotta, Paola Roscioli, Lorenzo Ansaloni, Maria
Grazia Solano, Giovanni Dispenza, Donatella Allegro musiche
eseguite dal vivo da Mario Arcari e
Maurizio Pellizzari aiuto
regia
Alessandro Migliucci si
ringrazia l’Archivio
Costumi del Rossini Opera Festival scenografia Gramigna s.r.l.
Mario Perrotta e la Compagnia del Teatro
dell’Argine – ITC Teatro di Bologna, che a Voghera avevano già presentato con
grande successo “Il Misantropo”di Molière,
tornano con un’originale riscrittura in chiave cabarettistica di un
grande classico di Aristofane, padre teatro comico: “I Cavalieri”. La trama originale vede il
servo Paflagone che conquista le simpatie del padrone Popolo mentendo e adulandolo:
i compagni, da lui tiranneggiati, decidono di vendicarsi e si rivolgono ad
un salsicciaio, ancor più rozzo, che affronta
Paflagone a suon di scontri verbali e talvolta anche fisici, nonché in un
duello culinario e, tra colpi sempre più bassi, conquista la preferenza del vecchio
padrone...il quale però, nel finale, rivela di essersi finto stupido e
credulone solo per attendere il momento giusto e smascherare i servi sleali. A
questo punto accade l’inaspettato: il salsicciaio, nel frattempo divenuto uomo civile e rispettoso, ridona con un rito
magico non solo la giovinezza al vecchio, ma anche una bella moglie da sposare,
mentre Paflagone finisce per prendere il posto del salsicciaio. Lo spettacolo di Mario Perrotta attualizza il
testo di Aristofane, svecchiandolo dai riferimenti a una società ormai lontana
dalla nostra, smontandone e rimontandone i testi, riferendo alla nostra
contemporaneità e società tutta la veemenza della satira aristofanesca: come
recita l’inizio dello spettacolo, «Questo
non è Aristofane, questo è Aristofane rovistato e scorretto. Questa è una
scorrettezza continua, è una fotografia scattata a sorpresa, senza preavviso, a
futticumpagnu. È un Aristofane preso a prestito, quando serve, altrimenti...
bastiamo noi.» Un’operazione “filologicamente scorretta”, ma
necessaria, per due motivi: perché riesce ad avvicinare il pubblico all’autore
e alla fruizione che ne avevano gli spettatori greci, i quali ridevano a
crepapelle per tutto lo spettacolo; e perché si basa sul rispetto di fondo
della tematica aristofanesca, ossia il ridicolizzare gli eterni vizi umani,
come la lotta per prevalere e spadroneggiare sul prossimo e ottenere più favori
e popolarità, in qualsiasi ambito sociale o politico, che ricorda da vicino gli
agoni di tanti talk show o di tanti tronisti. Lo spettacolo è arricchito dalle splendide
musiche composte ed eseguite dal vivo da Maurizio Pellizzari e dal maestro
Mario Arcari, storico collaboratore di tanti grandi della musica italiana, come
De André e Fossati.
Come la
televisione ci propone ogni giorno, l’agone politico - il momento più alto di
una vera democrazia - ridotto a un cabaret, un avanspettacolo truce, fatto di
parole vuote berciate al massimo volume, vaniloqui di chi non sa che cosa dice
ma poco importa, purché risulti inascoltabile la voce dell’avversario. Complice
di questo nulla spettacolare il pubblico inebetito, il popolo, che qui diventa
il vero protagonista di una drammaturgia originale. Se con Molière sono stato filologicamente
corretto, rispettando testo e versi alessandrini, con Aristofane sarò
irriverente, lo prenderò a prestito, mantenendo intatta, però, la veemenza
politica dei suoi testi, per realizzare una fotografia d'Italia il più
possibile urticante, uno spaccato a sorpresa di un paese complice del potere,
un paese che sfoga la sua rabbia per una situazione che, al di là delle
rimostranze verbali, continua ad alimentare colpevolmente. " La storia
siamo noi, nessuno si senta escluso". Basta virare in negativo uno dei
versi più noti della canzone d'autore italiana per ritrovarsi di fronte i
protagonisti del dissesto sociale e morale in cui viviamo. "C'è la crisi,
non si campa più con 'sta crisi" diventa così, il tormentone dietro il
quale nascondere le proprie responsabilità, il mantra italiota che ci libera
tutti, l'oppio contemporaneo di un popolo mai diventato nazione. E allora
saranno scintille tra contendenti, musica oscena per rime triviali, intermezzi
pubblicitari, gran varietà, cavalieri e macellai, e martellanti insofferenze da
condominio. Panem et circenses per tutti!
Mario
Perrotta
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