STAGIONE DI PROSA "A PORTE APERTE"
LUNEDÌ 30 GENNAIO 2012 ORE 21
PAV in collaborazione con CADMO
LA BELLE JOYEUSE
di GIANFRANCO FIORE
con ANNA BONAIUTO
scene Sergio Tramonti
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
regia di Gianfranco Fiore
Cristina di Belgioioso "più impenetrabile della Gioconda"
“Sanguinaria
assassina” per il governo austriaco, “sfacciata meretrice” per papa Pio IX, “Bellezza
affamata di verità” per Heine, “Prima donna d’Italia” per Cattaneo; la figura
di Cristina Trivulzio principessa di
Belgioioso suscitava tra i suoi contemporanei (e probabilmente susciterebbe
anche tra i nostri) giudizi estremi, definitivi e inconciliabili. Intellettuale,
brillante, orgogliosa, stravagante, autoritaria, trovò principalmente nell’arte
della seduzione la forza di attraversare da grande protagonista l’epopea del
Risorgimento italiano. Seduzione intellettuale e sentimentale verso i maggiori
artisti dell’epoca - da Listz a Chopin a Delacroix, seduzione ideale e politica
verso élites patriottiche e donne e uomini del popolo. Con un grandissimo senso
della “messa in scena”, gli eccentrici arredi della casa parigina, i suoi
travestimenti, da damina di salotto a eroina guerriera, Cristina interpretò
tutti i ruoli possibili nella società dell’epoca, e sempre da grande, autentica
attrice, con distacco critico, spesso
ironico.
Seduttiva
e opportunista con i geni e i potenti, impudente e sarcastica con le massime
autorità della Chiesa, dolce e materna coi ragazzini del suo falansterio, dura con le debolezza dei patrioti, enfatica e trascinante nelle
adunate popolari, Cristina di Belgioioso
sembra aver vissuto da eroina dei più diversi generi letterari, dal feuilleton
al romanzo d’avventura, dall’epopea alla tragedia, nascondendo costantemente il
suo vero volto dietro innumerevoli maschere.
“La
belle joyeuse” vuol tentare di suggerire che proprio in tutte queste maschere è
la sua verità, perché ciascuna è stata vissuta, “incarnata” in modo così
estremo, generoso e totale, da divenire parte di un unico volto di donna
problematica, contraddittoria, egocentrica, ma assolutamente affascinante.
Cercheremo
di dare un profilo vivo, reale, alla donna che Balzac definì “più impenetrabile
della Gioconda”.
Gianfranco
Fiore
Anna Bonaiuto
si è diplomata all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica. Ha lavorato
in teatro con importanti registi come Missiroli, Ronconi, Martone, Cecchi, Servillo.
Nel 1993 vince la Coppa
Volpi alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di
Venezia come migliore attrice non protagonista nel film di L. Cavani “Dove
siete? Io sono qui”. Nel 1995 è protagonista del film di Martone “L'amore
molesto”, grazie al quale vince sia il Nastro d'Argento sia il Premio David di
Donatello come miglior attrice. È diretta da Moretti ne Il caimano e da Luchetti
in “Mio fratello è figlio unico”. Una delle sue performance più giustamente
celebrate è il ruolo di Livia Danese, moglie di Giulio Andreotti, nel film “Il
Divo” di Sorrentino. Numerosi i riconoscimenti anche dalla critica teatrale,
tra i quali spicca il Premio Ubu nel 2003 come migliore attrice italiana per
l'interpretazione di Donna Rosa Priore in “Sabato, domenica e lunedì” di
Eduardo De Filippo con la regia di Toni Servillo.
Bonaiuto madre della patria
Le madri della patria? Certo che sono esistite, ma, a differenza dei
padri subito mitizzati e marmorizzati, le signore sono state messe presto da
parte. Cristina di Belgioioso, per esempio, chi se la ricorda? Principessa
lombarda odiata dalle donne per la sua bellezza e mal sopportata dagli uomini
per la sua intelligenza, visse quasi sempre sulle barricate. Attrazione nei
salotti milanesi e parigini, simpatizzò per la rivoluzione, partecipò ai moti
del ‘48 e fu protagonista nella brevissima vita della Repubblica romana. In
questa sua vertigine politica trovò il tempo per fare la giornalista,
viaggiare, scrivere saggi e romanzi. Una gran donna, anzi una primadonna che il
drammaturgo e regista Gianfranco Fiore fa rivivere nel monologo La belle joyeuse , a cui Anna
Bonaiuto impone la sua maschera e la sua anima. Quest’attrice di straordinaria
mobilità espressiva entra nel flusso di volubili vicende esemplari e ce le
restituisce con una sorvegliatissima sapienza istrionica: il matrimonio con un
puttaniere che le passa la sifilide, la polemica con Carlo Alberto in fuga dal
Lombardo-Veneto, la scoperta della Francia e della lotta, il gusto
dell’esotico, la filantropia patriottica eccetera.
Sembra uscita da un quadro di Hayez, la Bonaiuto. Sulle
prime, appare rigidamente statuaria, poi il suo corpo, la sua voce, il suo
stesso animo cominciano a fluttuare, a fremere, a irridere, seguono le svolte
di un testo che a tratti s’impenna in irresistibili frustate d’ironia con
qualche strizzata d’occhio alla nostra attualità. Tutto questo viene per così
dire emulsionato da un’interpretazione che con minime sfumature riesce a creare
la complessità di un mondo e di una vita. Roba da applausi.
Osvaldo Guerrieri
LA STAMPA Spettacoli - TEATRO & DANZA